mercoledì 25 novembre 2009

L'ombra più lunga

L'ombra più lunga. Tre racconti sul padre.
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52. L'ombra più lunga. Tre racconti sul padre.

di Gianfranco Pecchinenda
Collana Lo Specchio di Silvia
pp. 80
ISBN 978-88-87501-97-1
Prezzo € 7,00
Nel solco della migliore tradizione del racconto ispanoamericano, dal quale l'autore ha ricevuto per origini e formazione culturale più di un influsso, sono raccolti in questa nuova preziosa uscita de Lo Specchio di Silvia tre racconti di grande suggestione che coniugano uno dei temi più cari alla letteratura moderna: il rapporto di un figlio con la figura paterna, ovvero con la figura più ingombrante e necessaria nella vita di ogni uomo. Come per il "Pedro Páramo" di Juan Rulfo, la ricerca di un rapporto si traduce, alla fine del viaggio, nella mera conoscenza di se stessi.
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domenica 22 novembre 2009

lista frequentanti 2009-10

Alvi Flavia
Amitrano Barbara 551 006378
Aran Cleopatra 551 6416
Asquini Gabriella
Aurino Anna Maria 551 6655
Autiero Italia M13 000108
Balzano Maddalena 551 6383
Beneduce Raffaella 551 6255
Bonavolontà Luisa M13 000276
Bruno Rinaldo M13 000181
Capone Maria 551 004732
Caputo Martina M13 000174
Cavezza Giuseppina M13 000323
Contiello Sabrina M13 000114
Cusati Antonella M13 000297
D’Ambrosio Annaclelia 551 4801
Dalia Elena 551 6394
De Paola Pasquale
Dell’Aquila Marialuisa M13 000822
Di Cresce Federica
Di maria Rosetta 27 6136
Di Marzo Ursula M13 000279
Esposito Annarita M13 000816
Esposito Davide M13 000216
Evangelista Gennaro M13 000811
Ferrante Fabio M13 000498
Filardo Erika M13 000030
Fornini Roberta M13 000471
Forgone Fiorita 551 006601
Gaglione Antonietta M13 000546
Galmuzzi Fulvio M13 000039
Gargiulo Annunziata M13 000177
Grutt Dario
Improta Mariarca 551 6023 (in attesa nuova mat.)
Limata Enrico
Longobardi Carmela
Maceri Tania M13 000720
Maglione Veronica M13 000639
Mancioli Mira Geneviève
Manzo Iolanda M13 000268
Manzo Rosaria M13 000736
Massa Carmen M13 000817
Mobilia Mariapia M13 000783
Mormice Arianna M13 000623
Mugnano Adele M13 000457
Nastri Anastasia M13 000642
Niola Riccardo M13 000433
Oliviero Valeria 551 006382
Oronzo Valentina M13 000380
Papa Francesca M13 000743
Peluso Rosanna M13 000560
Pero Mariarca M13 000644
Pompameo Cristina M13 000356
Porzio Roberto M13 000 364
Priore Angela 551 6279 (in attesa nuova mat.)
Radice Mariagrazia
Rania Marina M13 000697
Riera Valentina M13 000160
Rinando Bruno M13 000081
Rosalvio Valentina M13 000185
Russo Martina M13 000140
Salvato Maria Rosaria 551 005313 (in attesa nuova mat.)
Sannino Sara M13 000142
Sansone Mariateresa M13 000258
Santaniello Giovanna M13 000342
Sarnataro Rosalba M13 000385
Scarallo Simona M13 000054
Schisano Irene M13 000720
Scognamillo Michela M13 000257
Serrano Marialaura M13 000480
Solina Umberto M13 000276
Sorrentino Carmela Roberta M13 000164
Spina Maria Rosaria M13 000412
Squillante Sara M13 000812
Stathis Georgoulakis
Tafuro Cristina M13 000362
Timpano Pamela Francesca M1300187
Vallefuoco Angela M13 000072
Verde Mauro M13 000519
Vettosi Alessia 551 003068
Zenga Valentina M13 000005

giovedì 19 novembre 2009

FILM

A tutti gli studenti del corso di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi consiglio vivamente di partecipare alla proiezione del film Fahrenheit 451, che si terrà Mercoledì prossimo (25 novembre) dalle 9 alle 11 nell'auta T3 della Facoltà di Sociologia.

Qui di seguito, alcune considerazione sull'opera:

Un romanzo – Fahrenheit 451 – di Ray Bradbury, del 1953, e la sua celebre trasposizione cinematografica, realizzata nel 1966 da François Truffaut, vanno considerati, come spesso accade con le opere di alto valore artistico, strumenti molto efficaci per introdurre il seguente tema di fondo: le conseguenze sociali della nascita e del tramonto della scrittura, con particolare riferimento alle trasformazioni inerenti la memoria, il tempo e l’identità.

Il film comincia presentandoci il protagonista – Montag – mentre su un’automobile rossa si dirige a gran velocità verso una casa da cui un uomo, dopo una telefonata che lo avvisava dell’arrivo dei pompieri, sta scappando.
Montag, dunque, è un pompiere. Un pompiere, però, il cui compito è esattamente opposto a quello cui sempre è stato destinato. Egli infatti, curiosamente, non è addestrato a spegnere il fuoco, bensì ad attizzarlo. Nella società in cui egli vive è proibito leggere, per cui la missione specifica del corpo militare cui appartiene, è quello di bruciare tutti i libri esistenti e con essi il passato ivi racchiuso. La loro divisa è nera e richiama le uniformi naziste corrette da un berretto alla Lenin. L’atmosfera è quella di 1984. Il regime che governa è evidentemente un regime totalitario.

In queste prime scene assistiamo alla perquisizione della casa di un “sovversivo” (un proprietario e “lettore” di libri) e al rogo dei volumi che sono stati scoperti. Dopo, mentre i pompieri vanno via, il capitano, che durante le operazioni era rimasto ad attenderlo nella vettura, confida a Montag di essere molto contento del suo lavoro e di volerlo candidare per una promozione. Il protagonista è dunque un uomo in carriera, egli è una persona che, almeno apparentemente, è perfettamente integrata nella società cui appartiene.

Il film ci mostra poi Montag all’interno di una sorta di treno rialzato (elemento che serve al regista francese per sottolineare l’elevato livello tecnologico della società), circondato da altri passeggeri, tutti avvolti in una silenziosa atmosfera da sogno, sullo sfondo di una dolce melodia. Lì, Montag incontra per la prima volta Clarisse, una ragazza che gli si avvicina con grande spontaneità, per parlargli.
Clarisse è un persona assolutamente singolare rispetto al resto dei passeggeri (e del resto della società), completamente diversa da tutti gli altri. Il suo personaggio, risulta centrale sia nel libro che nel lavoro del regista francese. Essa viene descritta come una ragazza a cui piace parlare con la gente, passeggiare sotto la pioggia, andare per i boschi assaporando i profumi e i sapori della natura. Un tipo sempre molto solare, pieno di vita, estremamente curiosa di ciò che la circonda, aperta al mondo. Tutte cose che – a suo dire – gli altri non fanno perché troppo intenti a guardare la televisione, chiusi in se stessi e ben attenti ad evitare qualunque contatto con l’esterno.

Scesi dal treno, Montag dice a Clarisse di ricordarle molto la moglie. Di fatto i due personaggi sono interpretati dalla stessa attrice (Julie Christie), forse per evidenziare il netto e significativo contrasto tra le due donne: la prima, come detto, aperta al mondo, al suo passato, agli altri, alla natura; l’altra eccessivamente chiusa in se stessa, nella sua casa, tra i suoi megaschermi televisivi, apatica e soprattutto senza alcun passato significativo da ricordare.
Le scene successive sono ambientate in casa di Montag: un ambiente freddo e asettico, il cui silenzio è rotto solo dai rumori provenienti dall’enorme televisione a parete, …costantemente acceso. La moglie – Linda – giace distesa sul letto, immobile, a guardare la televisione, …isolata da tutto e da tutti. Apparentemente, il suo unico passatempo, consiste nel recitare (in una sorta di televisione interattiva) in un programma titolato significativamente “La Grande Famiglia”. Si tratta di una specie di commedia televisiva assai banale: due uomini hanno invitato amici a casa e devono decidere la collocazione degli ospiti di fronte allo schermo, e chiedono consigli a Linda, questa deve rispondere; ma le sue risposte non hanno importanza perché i dialoghi sono già stati programmati (alla prima battuta, Linda, distratta, non sa come rispondere, ma la commedia va avanti lo stesso, mostrando tutta l’illusorietà del processo di interattività promesso). Ciò che comunque tali scene rendono evidente è il fatto che l’unico momento in cui Linda si sente veramente viva e partecipe, è quando giunge l’ora di recitare tra i membri (virtuali) della “Grande Famiglia”.


Sono momenti autoreferenziali del film in cui il regista rende l’effetto di realtà del mezzo televisivo proponendoci primi piani dello schermo a muro e fornendo così la sensazione di stare assistendo a un film nel film, non lasciandoci distinguere con sufficiente chiarezza se ciò che stiamo vedendo sia la storia narrata nel film o ciò che la televisione descritta nel film mostra.
Linda è una persona interiormente morta, vuota, estraniata dal mondo e dagli altri, compreso suo marito. L’importanza di questo personaggio risiede proprio nel fatto che lei rappresenta gli abitanti di questo mondo con tutta l’apatia che li caratterizza. Dal canto suo, Clarisse, di cui il protagonista finirà inevitabilmente per innamorarsi e che a un certo punto del film diventerà una fuggiasca, perché sospettata di essere una lettrice (pertanto una pericolosa sovversiva), rappresenta per molti versi una metafora del cosiddetto "homo legens".


Lentamente Montag comincerà anch’egli a trasformarsi in un lettore. Si sveglierà di notte per poter leggere di nascosto. Truffaut ce lo mostra immerso nel libro La storia personale di David Copperfield, una biografia, la storia di un uomo che narra la sua vita in un libro, il cui primo capitolo si intitola, e non a caso, “Vengo al mondo”. Sarà così che Montag comincerà a scoprire che dietro ad ogni libro “si nasconde un uomo” e comprenderà che per costruirsi un’identità è necessario ordinare gli eventi della propria vita in un costante e coerente flusso temporale. Truffaut, molto abilmente, descrive questa scena offrendoci un primo piano delle pagine del libro mentre Montag lo legge. In questo caso la macchina da presa sostituisce gli occhi dello spettatore, e il dito di Montag, che segue le righe della pagina mentre legge, è in realtà il dito dello spettatore.
A partire da questa fase, in un crescendo avvolgente, assisteremo alla metamorfosi di Montag e al suo tentativo di ribellione. Dopo una serie di inutili tentativi di convincere la moglie dell’importanza della lettura, e dopo essere stato scoperto (proprio a seguito di una denuncia della moglie stessa) dalle autorità, Montag diventerà a sua volta un fuggitivo. Incontrerà Clarisse e grazie a lei raggiungerà un luogo in cui si nascondono gli “uomini-libro”, delle persone che sono riuscite a scappare e che si sono rifugiate in aperta campagna dove vivono pacificamente raccolti in piccoli gruppi.

Ognuno di loro ha scelto un libro e lo ha imparato a memoria. Sono insomma dei veri e propri libri viventi, essi sono il frutto di una strategia messa in atto per conservare la memoria delle grandi opere letterarie dell’uomo dall’oblio.
Al suo arrivo nel luogo degli uomini-libro, una persona esce da un vagone ferroviario adibito a casa per accoglierlo. Gli si presenta come il “Giornale di Henry Brulard” di Stendhal e lo introduce in una sorta di organizzazione segreta di resistenza.

In una delle scene più toccanti del film si vede un vecchio in punto di morte mentre recita se stesso (“La chiusa di Ermiston”, di Robert Louis Stevenson) a suo nipote, in modo che il ragazzo possa ereditare tale memoria e diventare a sua volta un uomo-libro. Nella scena immediatamente successiva Truffaut ci mostra la prima neve dell’inverno che cade ed il vecchio che muore, mentre il bambino, suo nipote, è intento a recitare da solo il brano.

Il film si chiude quindi con un forte messaggio di speranza: la comunicazione intergenerazionale è riuscita, il bambino è diventato un libro, è stato messo in grado, attraverso la memoria del nonno, di costruirsi un’identità, mentre il passato, la tradizione, è stato almeno parzialmente, salvato dall’oblio.

Né Bradbury né Truffault nelle loro rispettive opere, ne fanno cenno, ma può darsi che essi, o uno di loro due, siano stati a conoscenza del fatto che nell’universo concentrazionario alcuni rabbini fungevano da “libri viventi” le cui pagine potevano essere consultate dagli altri prigionieri per trovare un conforto, ma anche per salvare la propria identità pesantemente messa in discussione da coloro che significativamente sono stati definiti come “gli assassini della memoria”.